Attribuita a Mario Sperone, tecnico del Milan edizione 1952/53 e ripresa più tardi da un altro allenatore milanista entrato nella leggenda come Nereo Rocco, ma finita anche nel frasario di Franco Scoglio, “Il Professore” per antonomasia, indimenticabile “mister” di Messina, Genoa e molte altre squadre. Per Sperone, Rocco e Scoglio, “palla lunga e pedalare” è stato un po’ dogma ed un po’ teatro… ad uso e consumo dei mass media. Una maniera per rendere apparentemente semplice, qualcosa di molto più elaborato e studiato.
“Palla lunga e pedalare” è, appunto, una ricetta semplice, antica. Perfino un po’ brutale. Quando non sai cosa fare o quale tattica scegliere, quando per le caratteristiche della squadra che hai a disposizione non vedi altra via, oppure quando la partita si mette in un certo modo, forse non ti rimane che ricorrere alla soluzione più facile e logica. Buttiamo palla in avanti e mettiamoci a correre, chissà che non succeda qualcosa.
Un motto nato nel calcio e poi mutuato anche da altre discipline, soprattutto, appunto, come motto, come modo dire, come esemplificazione facile e tutto sommato comprensibile. Forse tra le poche discipline di squadra in cui “palla lunga e pedalare” non ha molto significato c’è proprio la pallavolo. Non esiste come schema, come logica, come atteggiamento, come chiave tecnica.
E allora perché “palla lunga e pedalare” ? Perché se è vero che questa è una ricetta facile, semplice, in certi casi la più logica, allora dobbiamo farla nostra. La sconfitta contro la Cmc Olimpia Ravenna, ha confermato, nella migliore delle ipotesi, la nostra “allergia” alle formazioni romagnole… Sette giorni fa, ci aspettavamo una sorta di risposta da questo match, pensavamo che avrebbe sciolto i dubbi sul “chi siamo”. Invece, non ci ha detto proprio nulla.
Per cui, non possiamo far altro che andare a cercare qualcosa di semplice, cercare l’unica ricetta possibile in un campionato in cui, del resto, si sono giocate appena sette delle ventisei partite della regular season (nemmeno un terzo quindi); la ricetta è quella del lavoro. Come ha ripetuto fino alla noia, per esempio, Lorenzo Bernardi, appena arrivato sulla panchina della Sir: non dobbiamo guardare la classifica, ma pensare solo a lavorare su noi stessi. Semplice. Davvero. Non c’è altra ricetta del lavoro, attraverso il quale migliorare i propri meccanismi di gioco, le proprie qualità psicologiche, anche la propria resistenza… alla fatica di scoprire che, in certe partite, le cose non vanno come le avevamo immaginate. La ricetta è semplice e, in questo momento, è l’unica possibile. Continuiamo a lavorare. Giorno per giorno. Perché è solo così che potremo costruire qualcosa di importante. La ricetta è semplice davvero. Quasi come dire… “palla lunga e pedalare”.