“La mia ragazza è un fiore, che vedo sbocciare…”. Inizia con questa strofa una vecchia canzone di Luca Carboni. Mi è venuta in mente nelle ore successive al match di sabato sera, tra le nostre ragazze e il San Lazzaro. Mi è tornata in testa pensando a certe parole che ci siamo detti nel dopo partita, dopo aver visto sbocciare, davanti ai nostri occhi, quel fiore chiamato squadra. Ci è capitato diverse altre volte di pensare a questa cosa… In certe stagioni cariche di attese, piene di sogni da realizzare, trascorse ad aspettare un lampo… Mesi in cui, invece, purtroppo, quella scintilla, finisce per non scattare mai… La luce, non si accende mai per davvero. E’ proprio in quelle stagioni, che si rafforza l’idea che, quando accadrà, quando le luci che illuminano il palcoscenico si accenderanno, quando i riflettori finalmente faranno così tanta luce da togliere il fiato e ad essere illuminata sarà la tua squadra, tu vorresti essere lì, a goderti quel meraviglioso spettacolo, tanto atteso. Ecco, ci piace pensare che sabato sera, questa sorta di miracolo sia accaduto e che noi, insieme a tanti altri che non hanno smesso un istante di crederci, abbiamo avuto la fortuna di gustarcelo. Di godere di un’impresa fantastica, importante non solo per il risultato finale, ma anche e soprattutto per “come”, quel 3 a 0 è arrivato.
Fin dai primi scambi si è capito che in campo c’era una squadra “diversa” dal solito. Con una determinazione ferrea fin dal primissimo pallone messo a terra (con un muro…). Dall’atteggiamento, da quel qualcosa in più, è nata la capacità di esprimersi tecnicamente e tatticamente in maniera spettacolosa. Grande correlazione muro-difesa, cambio palla fluido, fase break incisiva, servizio da “squadra maschile” ! Il primo ace arriva per scrivere il 3 a 1 ed è di capitan Porzio, poi imitata in maniera devastante dalla Mina, che dal 18-14 in poi ne piazzerà ben tre (quasi consecutivi, perché in mezzo ci si infila un punto a muro) dando la spallata decisiva al parziale. Veronica è in uno stato di grazia assoluto e nel secondo set diventa un incubo per il San Lazzaro, che non riesce in nessun modo a contenerla. E’ lei che fissa il punteggio sul 25-14 con un ace, è ancora lei, dai nove metri, a infilarne due consecutivi in apertura di terzo parziale: sul 5-0 (con tre ace della Mina) si è già capito che l’inerzia del match non cambierà. 5 a 0, poi 7-1; 13 a 5, poi 19-10. Sul 23-16 è già tutto scritto e anche se le emiliane riescono ad annullare sei palle match, non è tempo di sorprese, né di ribaltoni. E’ giusto che vinca Perugia, che la Tuum si porti a casa questo 3 a 0, senza se e senza ma.
Una partita così è il sogno di ogni tifoso, è quella che forse non hai nemmeno il coraggio di sognare. E’ quel “la mia ragazza è un fiore, che vedo sbocciare…”, quando pensi che non sia più possibile che accada, che non sboccerà più… E invece, lo sport è bellissimo anche per questo. Perché non è mai troppo tardi, quando c’è ancora tempo a disposizione. Ma non era facile fare questo tipo di sogno… San Lazzaro, terza in classifica, tre punti di vantaggio sulla Tuum, una squadra capace di tenere testa appena sette giorni prima alla capolista Orvieto, oppure in grado di vincere 3 a 0 sul campo della Teodora. Un treno, bello complicato da prendere al volo. Ma la Tuum, sabato sera, aveva in mano il biglietto giusto. Quello per continuare a credere che, in un campionato complicatissimo come questo, con cinque big per soli quattro posti e con diverse mine vaganti capaci di complicare il cammino di chiunque, c’era ancora una possibilità. Anche per una squadra che ha dovuto fare i conti con tanti, troppi infortuni; anche per un gruppo che ha faticato a trovare la giusta continuità di risultati, che ha faticato soprattutto negli scontri diretti. A quattro giornate dalla fine della regular season è arrivato l’acuto e che acuto ! E’ stato un rombo che è rimasto nella testa di tutti quelli che amano questa squadra, che vogliono davvero bene a questo gruppo in un cui ognuno sa di avere un compito importante da svolgere; una vittoria fragorosa che riaccende il sogno, quello grande, quello che avevamo in mente ad inizio stagione. La primavera è la stagione in cui, certi sogni, possono diventare realtà. Forse, quello che è accaduto fin qui, fino alle 20 e 29 di sabato scorso, potrebbe anche non contare più di tanto. Tutto quello che vorremmo o vogliamo, si gioca qui, adesso. Si giocherà tutto dopo questa Pasqua dolce come il cioccolato che andremo a gustare nei prossimi giorni. Tre partire, tre sfide, belle, complicate, toste. Tre finali, che decideranno il nostro destino. Un destino di cui, però, potremo essere artefici. Adesso lo sappiamo. Che dipende da noi, che oggi siamo dentro i play off e che potremo decidere, avversari permettendo, se restarci o meno. Ma c’è un’altra cosa che adesso sappiamo. Che, quella che abbiamo visto giocare sabato sera, è una squadra che ha l’obbligo morale di non avere paura di nessuno. Né della prima, né dell’ottava, né dell’undicesima. Né delle partite in casa, né in quelle fuori. Di niente e di nessuno.
“La mia ragazza”, la canzone di Luca Carboni che da il titolo a questo pezzo, racconta l’esperienza della maternità… E di quel fiore che abbiamo visto sbocciare e che, sbocciando, ci regala tutta la sua bellezza e la speranza che quei colori, quelle forme meravigliose, possano durare più a lungo possibile… E’ come un sogno che “sta tutto dentro ad una mano”… Quelle mani, sono le vostre, ragazze. Il nostro sogno, continua…