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Divina

CON SENTIMENTO – Io che sono stata la divina

Divina

Ci sono atleti che segnano un’epoca infinita, che scrivono la storia dello sport, che entrano, grazie al loro talento, nell’olimpo degli immortali. Gente come Bolt, Phelps, guardando dietro l’angolo delle recenti Olimpiadi, sono i primi nomi che ci vengono in mente. Ma ogni disciplina ha avuto i suoi personaggi indimenticabili. Negli sport individuali come in quelli di squadra. E anche nel gioco di squadra per antonomasia, la pallavolo, ci sono “singoli e singole” che hanno segnato il loro tempo. Alcuni, abbiamo avuto la fortuna di vederli da vicino, di sentirli nostri. E’ grazie a certi miti che, per esempio, la pallavolo femminile perugina ha vinto il suo primo storico scudetto. Accadde quando a dirigere il gioco, a smistar palloni, c’era lei, quella che viene definita come la palleggiatrice più forte della storia della pallavolo: rigorosamente in maiuscolo La Divina, Irina Kirillova.

Ne avete già sentito parlare su queste pagine. E’ rimasta nel cuore di chiunque l’abbia conosciuta e vista giocare. Ricordate il pezzo su Silvia ? Naturalmente, era la sua giocatrice preferita. Se poi, La Divina, te la ritrovi, tu, tredicenne, al tuo tavolo, a tagliare la torta del tuo compleanno … Allora non puoi che sentirti “chiamata”, non puoi che sognare, un giorno, di diventare come lei… Quel giorno lì, Irina, fu una specie di regalo. Anni dopo, una cosa del genere, l’avrebbero chiamata “carrambata”, una sorpresa straordinariamente riuscita. I bene informati dicono che ci sia ancora in giro almeno una foto di quel giorno in cui, la festeggiata, sembrò piuttosto intimidita da quella signora dai capelli biondi, proprio come i suoi. Le due bionde erano Irina Kirillova e Corinna Cruciani. Beh, se mai avessero voluto convincere Corinna a scegliere di palleggiare, l’argomento era il più affascinante possibile !

Abbiamo fatto un bel salto nel passato, per iniziare una storia di oggi, una storia molto particolare, fatta anche di cambianti, quelli di cui è piena la nostra vita, una storia di scelte e di incontri… Tutti tasselli che ci piace riassumere, in qualche modo, in una strisciolina colorata. Quella che lei, la Cori, ha avuto il merito di aggiungere alla sua adorata maglia numero sei: quella strisciolina sottile ti consegna i gradi di capitano. Il Capitano. Onere e onore, ma soprattutto, segno distintivo di un percorso fuori dal comune, di un percorso di crescita sportiva e personale, tecnica e morale. Non è solo “anzianità di servizio”. E’ che hai raggiunto qualcosa che meriti, che ti distingue, quel qualcosa che riesci a trasmettere alle compagne e a far percepire anche all’esterno. Perché in questa pallavolo moderna, un capitano può essere anche “social” e lei, Corinna, la riconosci anche da lì. Dal suo sapersi rapportare con gli spettatori, col pubblico, dal suo essere punto di riferimento visibile: superando la timidezza e riuscendo ad essere dolce e coinvolgente. Se stessa. Cosa non facile né scontata. Nemmeno per lei che, con i suoi ventotto anni appena… è la veterana, in fatto di militanza, di questa Tuum.

Ma torniamo indietro. AI primi passi, ai primi palleggi di quella ragazzina cui La Divina, aveva indicato la strada per diventare un po’ divina anche lei… Quel percorso inizia non troppo lontano dalla natia Castiglione della Valle. Parte infatti dal Ponte, dal caro vecchio C.V.A. di Ponte Valleceppi. E’ lì che Corinna apprende i primi fondamentali della brava palleggiatrice da quel vecchio, grande maestro di volley che è Roberto “Bob” Macellari. Le giovanili, i campionati provinciali, la serie C. Appena un anno dopo il debutto e fresca di convocazione in nazionale pre-juniores, con un doppio salto da brivido, eccola arrivare nella rosa del Marsciano che affronta la B1. Anche Alessandro Chiappini, che di quell’ambiente è il punto di riferimento tecnico, sprona quel giovane talento ad affinare mani, idee e personalità. Corinna memorizza, impara e va veloce. Già pronta a compiere un altro balzo in avanti: al successivo “giro di giostra”, Corinna vive la sua prima stagione in A2, nelle file della Marche Metalli Castelfidardo, squadra di rango, che infatti chiuderà quella stagione con un ottimo quarto posto. Francois Salvagni ci crede anche se, curiosamente, alle finali della Junior League la Cori, con un altro tecnico, si ritrova a giocare invece da opposta ! Segno premonitore di possibili cambiamenti ? Chissà…

Due passaggi in B nelle stagioni successive (Arezzo in B2 e Trevi in B1), prima di una nuova esperienza in serie A2, in Umbria, a Nocera, in quel piccolo miracolo sportivo creato dal patron Orfeo Brunelli. E’ una Brunelli in gran spolvero quella dove, come abbiamo ricordato in un altro pezzo, oltre a Corinna, graviteranno anche Jessica Puchaczewski e Giorgia Chiavatti. La Brunelli Costruzioni Nocera chiude la regular season al terzo posto, alle spalle di Piacenza e Villa Cortese; arriva a giocarsi la finale dei play off per la promozione in A1, ma viene sconfitta dalla MC Carnaghi Villa Cortese in tre gare, con Corinna, naturalmente, sempre a referto. Nella stessa stagione, la Brunelli raggiunge anche la finale di Coppa Italia, persa al tie-break 15-17 contro Parma. Due finali di quel livello, a vent’anni, sono qualcosa di molto speciale, che ti maturano e ti esaltano. Corinna c’è, lì dentro, a vivere da protagonista quella grande avventura.

Dopo quel 2008-2009, ancora un paio di esperienze in quarta e terza serie per Corinna: in B2 a Livorno e nel 2010-2011 di nuovo a Trevi, in B1. A Livorno quasi non ci credono di averla con loro e le cronache locali parlano di “colpo a sensazione piazzato dalla dirigenza livornese” ! Lei continua a palleggiare e, con i suoi 183 centimetri di altezza, spicca anche per le ottime qualità a muro. E’ il segnale che nei mesi successivi porterà ad una rivoluzione tecnica di non poco conto. Lei che nella sua “prima vita” ha seguito le orme della Divina, è pronta a cambiare pelle e ruolo. Lei che ha provato a vivere da Divina, scopre, grazie alle intuizioni dei tecnici, al caso a qualche buon consiglio, che la vita sportiva è fatta anche di trasformazioni, di duttilità, di capacità di adattamento… Le prime avvisaglie della mutazione a Trevi e poi il seguito nello step successivo: arriva la stagione 2011-2012, quella in cui si celebra il fortunato matrimonio sportivo con il team delle 2B (Bovari-Bartoccini), quella in cui Corinna veste per la prima volta la maglia della Etruria Volley Corciano nel torneo di serie B1, con Fabio Bovari che ci lavora su, da par suo.

Dodici mesi più tardi, la Cori approda con tutto il team dalle magliette nere all’Evangelisti per quello che sarà il primo campionato della Wealth Planet nel capoluogo di regione. Ricordate ancora la Corinna palleggiatrice ? Bene, la sua metamorfosi è quasi compiuta. Il gioco dei “nomi di ruolo”, la accompagna dolcemente verso l’approdo definitivo: palleggiatrice, universale e infine centrale. Come quel gatto che insegnò a volare ad una gabbianella e, alla fine del suo lavoro di istruttore, scoprì che la sua allieva aveva capito la cosa più importante: che vola solo chi osa farlo. Ci vuole coraggio. Per lasciare lidi sicuri, per osare, per misurarsi anche con chi in quel ruolo è nato e forse per questo può essere avvantaggiato o forse addirittura, comunque, più bravo di te. Osare, cambiare pelle, crederci, e diventare, e restare, protagonisti. La missione, non facile, si va compiendo.

Da lì in poi, al centro della rete troverete sempre lei. In quegli anni importanti per Perugia che ritrova quel volley femminile perso malamente, c’è l’imprinting della centrale di Castiglione della Valle, di una perugina d.o.c., che adesso è lì dove abbiamo visto le centrali più forti di un’epoca indimenticabile… Simona Gioli, Walewska, Mirka Francia, Marcela Ritschelova, Manu Leggeri… Adesso c’è lei, The Wall, ovviamente: il nickname che fotografa l’evoluzione tecnica, la specializzazione, il punto di arrivo di una lunga mutazione genetico-sportiva. Per la gioia di tutti noi e della sua famiglia in particolare, di papà Massimo e mamma Marcella. Che la partita la seguono sempre dalla curva. Perché da lì chissà, forse si vede meglio ma, di certo, non si soffre di meno….

Intanto, siamo arrivati ai giorni nostri e dunque, quella che sta iniziando, è la sesta stagione consecutiva con la stessa maglia per Corinna Cruciani che, nel frattempo, come abbiamo già detto, del gruppo è diventata anche il capitano. Nello sport, in qualsiasi disciplina, è sempre più difficile che ci si leghi a lungo alla stessa squadra. Lei è andata contro questo assunto, anzi, forse, ogni giorno che passa si innamora di più di questa “casa sua”, di questo progetto, dell’idea di essere protagonista di un percorso, il suo, non sempre facile ma del quale, siamo quasi certi, non cambierebbe una virgola. Anche se a volte il gioco si fa duro, anche se ti capita di dover giocare contro te stessa, contro le tue paure e insicurezze. Ma forse è proprio lì che ti capita di scegliere una maglia come una “coperta di Linus”, nonostante tutto, anche quando avresti voglia di mandare tutto al diavolo. E così che, la maglia, diventa una bandiera, per lei e per tutti noi…

Quanto la Cori creda in quel “grande sogno” che tutti culliamo lo sa solo lei… Quanto di quel sogno passi anche dalle sue mani, tese a muro o impegnate in una fast al fulmicotone, invece, lei, lo sa benissimo. Lei… che è stata La Divina, oggi può riportare la squadra della sua città là dove, anche grazie alla Divina, siamo stati una leggenda. Lei non ve lo dirà mai che “è stata la Divina” ma a noi basta che renda divini i nostri prossimi mesi… Un sogno possibile, quello di una stagione Divina…