Credo che per capire fino in fondo una stagione, per apprezzarne le sfumature, assaporarne i risultati e perfino per digerirne meglio i momenti meno brillanti, si debba partire necessariamente dalla preparazione. Nel senso che, chiunque abbia voglia di comprendere qualcosa in più dei meccanismi fisici e psicologici che ci sono dietro qualsiasi squadra, debba passare qualche minuto in palestra durante questo periodo, proprio questo della “preparazione”.
In certe situazioni può essere utile anche andarsi a leggere il vocabolario. Per capire come il termine preparazione sia davvero il pilastro su cui poggia tutto quello che verrà nei prossimi mesi. La preparazione è quell’attività volta ad acquisire o a far acquisire le cognizioni o l’addestramento necessari in vista di una prova. Ne avremo, di prove, di ostacoli da superare… Nello sport, lo dice la Treccani stessa, preparazione è l’addestramento di un atleta in vista di una gara o di un campionato. Così come “la preparazione” sarà il risultato del preparare, del prepararsi; il complesso di cognizioni, esperienze, competenze, abilità e simili, acquisite in un determinato campo. Essere “in preparazione” è detto di cosa per la cui realizzazione si sta lavorando, che non è ancora conclusa, completata, ultimata. Stiamo lavorando, per diventare grandi, vincenti.
La preparazione è molto poco romantica, ma è tutto. E’ certamente, dal punto di vista fisico, uno dei momenti più tosti della stagione. Quello in cui bisogna rimettere in moto certe macchine perfette come il corpo delle atlete, dopo qualche mese in cui gli ingranaggi hanno girato a regimi più bassi, bisogna riattivarsi dopo settimane di relax… a tutti i livelli. La preparazione è fatica, sempre; la preparazione “non ha pietà”, ti rimette in moto, subito, oggi. Ti fa sentire il dolore, quello vero. E’, davvero, come “la costruzione di un amore” di Ivano Fossati: spezza le vene delle mani, mescola il sangue col sudore, se te ne rimane…
E’ un periodo tosto anche perché, probabilmente, pure piuttosto noioso. Al punto che, per esempio, ancora oggi e finché sarà possibile, si corre all’aperto, per alleggerire la pesantezza di questa fase. Perché la mente è una macchina curiosa, che va nutrita anche con certi piccoli accorgimenti. Basta uno spiazzo fuori dalla palestra, un parco, il percorso verde per i più fortunati… Ai nostri tempi si andava in pineta, in mezzo agli alberi, come se fossimo stati in montagna ad ossigenare muscoli e idee, ad abbozzare un’idea di gruppo, andando a cercare all’ombra delle conifere un germoglio di quell’alchimia che avrebbe potuto creare un gruppo vincente.
Le facce di adesso, sono un concentrato di smorfie e sudore. Di sorrisi tirati, di sprazzi di sollievo che coincidono col fischio del preparatore che spezza un’altra serie ripetuta di esercizi, di movimenti intensi che sollecitano muscoli, articolazioni e cervelli… Quel fischio, liberatorio, ferma un tempo che pare davvero non passare mai. Quella della preparazione è una “macchina” in cui è tutto codificato, in cui tutto deve concorrere all’obiettivo di mettere l’atleta nelle migliori condizioni, per farlo rispondere positivamente alle infinite sollecitazioni di una disciplina particolarissima come la pallavolo. E’ allenamento e prevenzione, presupposto e mezzo.
Davvero un salto al palasport, in questo periodo, ci permette di capire meglio tante cose. Perché sì, è vero, chiunque “vive” di sport è un privilegiato, una persona che ha la fortuna, per un certo periodo della sua vita, di vivere attraverso un gioco. Ma, anche in questo ambito, come in tutti i “mondi del lavoro”, non è tutto facile, tutto “normale”. Ci sono momenti in cui si fa davvero più fatica, fisica e mentale. Momenti in cui non arriverai di certo a pensare un “ma chi me lo ha fatto fare”, perché quella che stai facendo è una delle cose che ami di più, che l’hai scelta e pure sognata… Ma un bel “cavolo che fatica” te lo puoi permettere e, tu che osservi da fuori, puoi renderti conto che non è sempre tutto “rose e fiori”, che non è tutto così scontato… E poi, un salto al palazzetto, ti permette di vedere anche con quanta passione tutti i ragazzi dello staff, tutte le persone che collaborano con Fabio in quest’avventura, mettano ognuno il proprio preziosissimo tassello nella costruzione di un grande mosaico… Davide, Daniele, Carlo, Stefano, Andrea, Pietro, Simone, Matteo, Guido… Ognuno al suo posto, ognuno perfetto, preciso per il compito che gli è stato assegnato.
Spendetelo qualche minuto del vostro tempo per seguire la preparazione… E’ la costruzione del nostro amore e merita rispetto e attenzione. Lo dice anche Fossati, in questa canzone considerata un gioiello della musica italiana. Forse lo dice anche a noi che, di gioielli griffati Tuum, ne abbiamo tredici: “la costruzione del mio amore, mi piace guardarla salire, come un grattacielo di cento piani”… Vederlo crescere questo grattacielo, è già uno spettacolo. Da non perdere, se potete…