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CON SENTIMENTO – Silvia lo sai

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Fabio e Silvia

La maglia del Bologna, sette giorni su sette…”. La sera di un lunedì qualunque, la radio trasmette l’incipit di questa vecchia, bellissima canzone di Luca Carboni. E’ ancora caldo in questa sera di fine agosto, come era caldo stasera al palazzetto. L’Evangelisti, d’estate, anche alla fine dell’estate, è un forno. Non si respira, e si suda. Si suda e basta. Lo hanno capito anche loro, le ragazze della B1 e quelle della B2, come è caldo e quanto, maledettamente, si possa sudare nel nostro palasport di questi tempi… Però, a noi romantici del volley, quell’ immagine lì, quei due gruppi uguali e diversi allo stesso tempo, che hanno iniziato a correre insieme, ci è piaciuta moltissimo. Un intreccio di storie, ambizioni, sogni, che si fonde in un unico gruppo, in un’unica fila di ragazze che si scambiano insieme le prime, pesantissime gocce di sudore. Si, ci è piaciuta. L’idea di Fabio prende forma e sostanza. E chissà che non siano loro, proprio le ragazze, a rendere ancora più forte quest’idea di mettere insieme due mondi, due sodalizi distinti, e portarli a viaggiare serenamente su binari paralleli o sullo stesso binario, strizzandosi l’occhio di tanto in tanto, tra uno scatto e un po’ di stretching… Bravo Fabio. Ma stasera non è di te che voglio parlare. Perché la canzone che passa alla radio si intitola “Silvia lo sai”. E non dev’ essere un caso.

Come non è un caso che la coppia formata da Fabio e Silvia, ci ricorda un’altra coppia dei “nostri tempi”, di un’altra pallavolo, di altre storie d’amore e di sport nate e cresciute sottorete. Mauro e “la Dania” (senza l’articolo forse non esisterebbe nemmeno lei… la Dania!) hanno iniziato a frequentarsi in un vecchio C.V.A. come quello di Castel del Piano. Mauro palleggiava, ma ben presto prese la strada della panchina, per allenare; anche Dania giocava, anche lei ad alzare per le compagne, e pian piano anche lei “migrò” verso la panchina, per stare vicino a quello che sarebbe diventato l’uomo della sua vita. Ovviamente Dania, diventò dirigente della squadra di Mauro. Mauro e Dania sono due carissimi amici, non a caso i miei testimoni di nozze.

Mi sono “tornati in mente” proprio pensando a Fabio e Silvia, un’altra coppia che, della pallavolo ha fatto qualcosa di più di una “ragione di vita”. La pallavolo ti sceglie e ti cambia la vita, come mai avresti immaginato… Anche per questo mi piace pensare che, davvero, la vita sia un gioco di corsi e ricorsi. Che le storie possano ripetersi, che sul nostro cammino si possano incontrare situazioni felicemente simili, perché magari accadute a distanza di pochi chilometri, quasi nella stessa epoca. “La maglia del Bologna, sette giorni su sette…” sembra perfetta anche per lei, per Silvia. Ognuno ha la sua “maglia del Bologna”, quella che ti farà sempre battere forte il cuore. Per lei, sette giorni su sette, la maglia è stata ed è quella di Fabio, prima quella da giocatore e poi quella del coach, forse un po’ meno sudata della prima, ma certamente molto più stressata… E’ cambiato il ruolo di Fabio, ma è cambiato anche quello di Silvia. Ricordate la storia del vecchio C.V.A. di San Sisto? Era (era, perché è stato demolito) a due passi dalla casa di Fabio: un segno del destino, probabilmente. A dodici anni, il destino ti chiama e devi solo assecondarlo, perché ti porta esattamente dove devi andare: incontro al grande gioco della vita, incontro a qualcosa che ti porterà molto lontano. E’ lì, in quella piccola cattedrale laica di periferia, che nasce anche la “prima Silvia”, la ragazza che gioca a volley in cabina di regia, che vincerà anche un campionato del C.S.I., lei che… ad un certo punto, oltre ai palloni sopra la rete, inizia a seguire anche quel ragazzino di quindici anni, che gli ricorda il suo palleggiatore preferito, Fabio Vullo; lei che, soprattutto, quel ragazzino lì, non lascerà mai più… Quando Fabio gioca, quando diventa allenatore, sia nel maschile che nel femminile, Silvia c’è, sempre. Ore infinite di pallavolo e passione. Parentesi: i ben informati, raccontano che in certe notti, quando la luna è più piena del solito, quando il vento soffia in un certo modo tra i rami degli alberi che circondano la piazza dove una volta c’era il C.V.A…. a qualcuno sembra di sentire ancora la voce di Silvia che rimbombava in tutto l’impianto col suo inconfondibile “Vai Fabioooooo !!!!”. Ma queste, ovviamente sono leggende metropolitane. Raccontate da vecchi compagni di viaggio di Fabio e Silvia che però, quell’ urlo, se lo ricordano per davvero… (Toccio docet).

Fabio e Silvia ne hanno fatta di strada. In campo e fuori. Fabio, un punto di riferimento “in campo”, Silvia un altro imprescindibile punto di riferimento intorno a quello stesso campo. Silvia è la cura dei dettagli, l’attenzione quasi maniacale perché tutto sia esattamente come deve essere. Perché quello della pallavolo è un gioco ma, ai grandi come Silvia, il gioco piace di più se tutte le pedine, tutti i tasselli sono al posto giusto. Silvia è precisa, puntuale, seria. Passionale come solo lei può esserlo ma dura e inflessibile, proprio come solo lei potrebbe essere. L’altra sera era proprio così: “Domani mi sentono”. Per fortuna, domani, noi saremmo stati da un’altra parte… Silvia è ferrea e garbata. Fermezza e tatto messi insieme in un mix ideale. Silvia, nell’ organigramma societario si occupa di relazioni con le atlete. Un ruolo perfetto, una garanzia. Lei che, di atlete, ne ha viste passare diverse decine e altrettante ne ha tifate… Sui gradoni di legno dell’Evangelisti, dalla sua preferita (“la divina” Kirillova) in giù, non c’è campionessa della gloriosa Sirio che lei non abbia visto giocare. Così come, da lì, ha potuto osservare tanti allenatori guidare le stelle della pallavolo femminile italiana ed internazionale. E chissà che effetto le fa, da qualche anno a questa parte, osservare il suo Fabio, passeggiare nervosamente (per usare un eufemismo) in quel fazzoletto di parquet calpestato proprio dai più grandi… Chissà se ci ha mai pensato, che un giorno… Dovremmo avere tutti grandi sogni. Ma ci sono sogni che per pudore, per “questioni di serietà”, non abbiamo nemmeno il coraggio di fare… Ma i sogni, sono come quella “palla che ci può salvare”, per tornare a quella canzone di Luca Carboni. Quella palla che, danzando sopra la rete, scrive la traiettoria del nostro destino, della nostra vita, rendendola più ricca e molto, molto speciale… Quella palla che, certi colpi fortissimi, “deformano” al punto da farla sembrare una specie di cuore… In certe notti, quando la luna è davvero più piena del solito, se vedete danzare un pallone sopra la rete, potete scambiarlo per un cuore. Per una volta, però, non è un pallone da schiacciare: bisogna solo tenerlo ben stretto, e non farlo scappare mai più… E tu, Silvia, lo sai…