Ho iniziato a scrivere questo pezzo martedì. Poi, gli eventi delle prime ore di mercoledì, sono venuti a ricordarci quanto siano sottili i fili che ci tengono attaccati alla nostra “normalità”, alle cose “banali”, alle abitudini che spesso diamo per scontate. E invece, quello che consideriamo “normale” può essere perfino un privilegio… O addirittura un dono, un regalo. Forse dovremmo sforzarci di non dimenticarlo mai. E forse, come dice una vecchia canzone… “Se ogni tanto ci fermassimo a pensare… sarebbe tutti i giorni un po’ Natale…”.
Ancora pochi giorni, per non dire ore, e il Rito tornerà a compiersi. Credo che, di questi tempi, quando finiscono le ferie o le vacanze, in tutti noi ci siano almeno un paio di sentimenti contrastanti… In primis c’è quel filo di tristezza per il tempo del relax che siamo obbligati a lasciarci alle spalle, quella sorta di malinconia da “ultimo giorno di mare”, quando scruti l’orizzonte infinito, sulla spiaggia, con addosso quell’ultima brezza del tramonto, sapendo che domani si riparte verso casa… E poi, però, c’è quell’altro, di sentimento. Quello che ti accompagna verso un’altra sorta di rito. Quello del rientro alla quotidianità, al nostro lavoro.
Credo che siano molto fortunati quelli che svolgono con passione il proprio lavoro, quelli che si sentono realizzati o comunque soddisfatti dell’attività che svolgono per vivere. Spero che sia così per tutte le persone che leggono queste righe. O che comunque, in tutti noi, in quest’epoca, sul piano lavorativo molto complicata, ci sia la consapevolezza che, in ogni caso, averlo, un lavoro, un luogo fisico dove svolgere un’attività primaria, sia già un bel motivo per essere ragionevolmente sereni. Ci pensavo proprio mentre mi preparavo per tornare in ufficio: che peccato, le ferie sono già finite, siamo stati così bene insieme alle persone che amiamo… Ma, per fortuna, sappiamo che c’è un posto che ci aspetta, dove possiamo costruire qualcosa con la nostra professionalità, col nostro impegno, anche col nostro talento. Insomma, torniamo serenamente a quella “base” che ci permette di continuare a lavorare su quel progetto tutt’altro che facile chiamato vita. Sulla “mission”, che abbiamo capito di dover compiere.
Si ritorna al lavoro insomma, così come fra qualche giorno i ragazzi torneranno a scuola (e speriamo che anche per loro si tratti di un rientro piacevole e stimolante…) e poi, poi c’è lui: il Rito. Sì, quello “assoluto”, con la erre maiuscola, per noi malati di sport. Quello del ritorno in palestra, del raduno, dell’inizio della preparazione… Per noi che abbiamo vissuto una pallavolo antica, fatta in casa, per noi che ad un certo punto ottenemmo pure la “gestione” della palestra dove si allenavano le nostre squadre, il Rito, iniziava dalle pulizie… Ricordate la storia dei C.V.A. polverosi? Allora non siete lontani da questa parte della storia. Quindi, noi “dirigenti”, noi pazzi che ci divertivamo a stare “dietro” la rete, coi mezzi che avevamo a disposizione, tiravamo a lucido la palestra, il nostro regno, la nostra cattedrale laica. Con l’idropulitrice come degna compagna di quel momento, toglievamo gli ultimi granelli di polvere dal tappeto. Era il segnale convenuto che il Rito si sarebbe compiuto di nuovo. Ancora poche ore e sarebbe toccato a tutti gli altri, varcare le porte di quella che per una decina di mesi sarebbe stata una seconda casa. Sarebbero arrivati di lì a poco anche loro: gli allenatori, le ragazze, i ragazzi. Le prime squadre, e poi tutte le altre, fino ai più piccoli del minivolley…
Perciò, è vero, le vacanze sono finite, le giornate torneranno ad accorciarsi ma… vuoi mettere? Andare in palestra, al palazzetto… Ritrovare vecchi amici, spesso gli amici più cari… Ritrovare il mister, ritrovarlo come sempre bello carico come se da lì non fosse mai uscito, già pronto a trasmetterci di nuovo la convinzione che quella che ha in mano sia la miglior squadra che abbia mai allenato… Rivedere i ragazzi dello staff, i dirigenti che, alla spicciolata, arrivano nel luogo mistico dove si celebra il Rito… E poi loro, le ragazze… Quelle che ormai conosci da una vita, che hanno iniziato a giocare proprio lì e sono arrivate ad essere titolari inamovibili della squadra… Quelle di cui conosci un po’ la storia, quella dei loro sogni, delle loro frustrazioni e dei loro sacrifici… Oppure quelle che sperano prima o poi di trovare il loro spazio, che hanno una voglia matta di essere protagoniste… E perfino chi, per stare lì dentro, con noi, con questo gruppo, magari considera il “giocare” un fatto secondario. Perché di solito qui, sapete, si riesce a creare un bel gruppo; perché questo, per tradizione, è un ambiente che ti regala sempre qualcosa di speciale… E di questo credo che tutti debbano essere molto, ma molto orgogliosi! E, dulcis in fundo, c’è ovviamente la curiosità di scoprire i nuovi volti, di incrociare quegli occhi sconosciuti: si, proprio quelli delle nuove arrivate, per cercare di capire fin da subito il loro “spirito” e capire come potranno arricchire il nostro progetto, quali ingredienti metteranno nel pentolone dei nostri sogni…
Insomma, non la sentite anche voi? Non la sentite quest’aria nuova e antica allo stesso tempo? Quest’aria già più fresca che ci accompagna verso settembre, questi ultimi tepori estivi, misti alle prime brezze autunnali? Sono i segni inequivocabili di un Rito magico che sta nuovamente per compiersi. Per noi che quando finiva la stagione, quando a giugno chiudevamo definitivamente le porte della “casa-vacanze invernale”, guardandoci negli occhi, ci ripetevamo puntualmente la stessa frase: “e adesso che facciamo?”.
Per noi, vecchi pallavolisti, per quelli che hanno sempre vissuto le cose con un pizzico di sentimento, questo è il periodo più bello dell’anno. E’ come se arrivasse Natale all’improvviso. Scartiamo il primo regalo della stagione, con la speranza-certezza che ne arriveranno tanti altri. Intanto però, noi, di regalo, ci prendiamo questo: il piacere, il privilegio, il dono, di veder salpare questa nave… Con la speranza che il vento soffi con dolcezza sulle sue vele. Lì sopra, in qualche angolo, ci siamo anche noi… E allora, buon viaggio… A tutti noi…